Ho proprio bisogno di un camaheus, giusto per dirla in antico francese. I più belli sono quelli antichi, piccoli gioielli con figure incise su una pietra a significare un tempo immaginato. Uno sguardo prezioso, un dramma esistenziale o semplicemente una storia. Idee dove trovarli?
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5 novembre 2013
12 settembre 2013
TRIBUTE TO GIANNA MANZINI. SHARRA PAGANO JEWELRY
Raccogliermi l'anima e tenerla in fronte come la lampada dei minatori: niente altro che una particolare attenzione, in virtù della quale le cose escono da un'ombra che le preserva" (Gianna Manzini)
Attraversando Pistoia, in uno dei miei ultimi spostamenti, ho pensato a lei (nata in Via Vitoni al numero 3) e a quanto sia stato ingrato il mondo culturale nei suoi confronti. Di Gianna Manzini, scrittrice raffinata e donna straordinaria, se ne parla nei luoghi specializzati. Nella biblioteca delle donne, per esempio. Ma se chiedi a uno studente del liceo qualcosa su di lei la risposta è sempre la stessa: mai sentita, non la studiamo. Peccato. Il motivo non lo conosco, forse nemmeno c'è. O forse, nonostante il Premio Viareggio vinto nel 1956 con il libro La Sparviera e il Campiello conquistato con Ritratto in Piedi del 1971, non le si perdona l'attività di cronista di moda e quegli articoli frivoli scritti prima sul Giornale d'Italia e poi sul settimanale Oggi. Voi, mi raccomando, non fate lo stesso errore, i suoi libri si trovano nelle pubbliche biblioteche. Apprezzatene, invece, il raffinato lavoro intimista. Giacché usate il blog per raccontarvi. Io ho provato a interpretarla così.
Camicia Sartoriale Vintage/ Gonna Paolo Pecora /
Gioielli Sharra Pagano
Ti piacerebbe assomigliare a Gianna Manzini? E allora devi sapere che:
- Amava i gatti: "l'unico modo tollerabile di essere soli in due"
- Andava spesso per giardini, li considerava un ingresso nell'innocenza
- Amava gli abiti. Ha scritto il libro La moda di Vanessa, Sellerio Editore
- Proclamava il diritto di essere assurde, illogiche e discontinue
- A Milano prendeva gli aperitivi al Bar Basso in Via Plinio 39
3 gennaio 2013
Kure Bazaar lo smalto ecologico
Quando mi hanno chiesto di provare questi smalti Kure Bazaar ho accettato volentieri. L'idea di spalmarmi sulle unghie prodotti naturali a base di polpa di legno, cotone, mais, patate e grano mi incuriosiva parecchio. Il più era capire se questa formula ecologica, senza toluene o synthetic camphor né formaldeide o dibutyl phthalate, rispecchiasse in effetti il mio desiderio di tenuta e brillantezza.
Ebbene vi devo dire che sono fantastici, si asciugano in fretta e durano a lungo. L'idea di realizzare questi smalti di origine naturale, prodotti a Chartres vicino a Parigi, è venuta ad una top model, Kartika Luyet, la quale si è avvalsa del supporto professionale di Christian David, nail artist del brand, per trovare la formula giusta.
Io ho scelto due colori, l'oro e il blu. Quest'ultimo, in particolare è il mio colore preferito. Quello delle porcellane giapponesi per intenderci. E infatti le due boccettine sono proprio appoggiate sopra un catalogo Electa dal titolo Jiki, nome di una bellissima esposizione che si tenne a Faenza nel 2004. Ho una passione per la porcellana IMARI, prodotta nelle fornaci di Arita a partire dal 1610. Amo i soggetti decorati, per lo più legati alla natura, che richiamano i motivi tipici delle ceramiche cinesi Ming alle quali in realtà si ispirano. Ma soprattutto mi perdo nei colori e dentro quelle splendide pennellate sottili e decise di blu cobalto sottovetrina. Per poi scoppiare in un tripudio di rossi, porpora e verde smeraldo.
When I was asked to test these Kure Bazaar nail polishes I gladly accepted. The idea of using on my nails natural products made from wood pulp, cotton, corn, potatoes and wheat intrigued me a lot. The problem was establish whether this environment friendly formula , without toluene or synthetic camphor, formaldehyde or dibutyl phthalate, would keep the promise of a shining and lasting effect.
Well I must say that they are great, dry quickly and last forever. The idea of creating these nail polish range from natural sources, produced in Chartres near Paris, came to a supermodel, Kartika Luyet, who worked with Christian David, nail artist of the brand, to find the right formula .
I have picked two colors, gold and blue. The latter in particular is my favorite color. The color of Japanese porcelain. In fact, the two little bottles are resting on top of a exhibition book called Jiki, the name of a beautiful exhibition held in Faenza in 2004. I have a passion for IMARI porcelains, made in Arita since 1610. I love the decorations that remind me of the Ming Chinese ceramics. But most of all I get lost in those beautiful colors and thin cobalt brush strokes. The colors then virate on beautiful red, purple and emerald green.
2 gennaio 2013
L'arte del lusso
$ Il lusso è una manifestazione dello spirito e lo spirito una prova di indipendenza $
(Robert Colonna D'Istria)
“Esiste una sola regola: evitare imitazioni e
contraffazioni, essere sé stessi. Il lusso non ammette che si scimmiotti il vicino o si copi senza capire”. Parole sante, in un’epoca dove tutto si riproduce
spacciandolo per proprio. Dove ogni
aspetto della personalità passa attraverso le influenze altrui.
E’ davvero un lusso scommettere su sé stessi?
Me lo sono chiesta leggendo un piccolo
pamphlet dal titolo “L’arte del lusso” inviatomi dalla casa editrice Lindau per
una recensione su questo blog.
L’autore, lo storico francese Robert Colonna d’Istria, esplora con una certa dovizia il fenomeno giungendo alla conclusione che è possibile includerlo nella categoria dell’arte.
L’autore, lo storico francese Robert Colonna d’Istria, esplora con una certa dovizia il fenomeno giungendo alla conclusione che è possibile includerlo nella categoria dell’arte.
Il lusso, da non confondersi
con l’opulenza (“c’è una volgarità insopportabile, oltre a una sconfortante ottusità
mentale, nel considerare lussuoso ciò che semplicemente è troppo costoso”), è
un sentimento. Lo si può considerare, dunque, un valore aggiunto e promuoverlo come tale, è “ben
più di un comportamento accessorio o un ornamento dell’esistenza … è un
principio di vita”. Questa sorta di
trattato sul saper vivere, di 181 pagine, l’ho letto tutto d’un fiato.
Distinguersi mi sembra un buon proposito per
questo nuovo anno.
29 dicembre 2012
Olfattorio Bar à Parfums e l'avvento dei profumi artistici
Si chiama Bar à Parfums e praticamente sembra proprio un bar. Però ti servono profumi con calici olfattivi, del rabdomantico Giovanni Gaidano, come un gran cru d'annata. Un barista profumiere ti illustra le specialità della maison: un cocktail di rose, una coppa di agrumi, un millesimato di patchouli. Tu annusi, scegli e porti a casa.
Non una boccetta qualunque, costosa o meno che sia. Ma un profumo che ti appartiene, una costellazione olfattiva, un linguaggio emozionale con il quale puoi esprimerti restando in silenzio.
La formula è stata ideata da Giovanni Gaidano e Renata de Rossi di Olfattorio che hanno introdotto in Italia la cultura dei profumi artistici. Perché, mi spiegano, un profumo rappresenta uno stato d'animo. Deve essere scelto a seconda dell'umore e cambiato durante il giorno, come si fa con gli abiti.
E' un cammino culturale, certo. Ma che esperienza ragazze chiudere gli occhi e annusare una storia!
La mia è Séville à l'Aube un profumo speciale nato dal legame creativo fra Bertrand Duchaufour e la scrittrice Denyse Beaulieu. Insieme hanno dato vita a un vero e proprio plot - olfattivo, incentrato sulla passione tra una donna e un giovane spagnolo calati in una Siviglia a festa per la Settimana Santa.
22 dicembre 2012
Cinderella la premiazione
Fra qualche giorno è Natale, quale migliore momento per raccontarvi di Cinderella. Come sapete la scorsa settimana sono stata invitata a Fabriano per premiare il racconto più bello, ero presidente della giuria, di questo concorso di scrittura destinato alle donne con un reddito ISEE inferiore ai 7500 euro l'anno.
Nella cornice del Teatro Gentile si è dunque svolta la manifestazione e Angela Buta, mamma di un bellissimo bambino di 19 mesi, si è aggiudicata il premio: un lussuoso abito da sposa realizzato dall'atelier Giorgia F.
E' statto un momento davvero commovente, per l'impegno delle organizzatrici, la solidarietà, gli sguardi delle finaliste e le loro storie d'amore, la vita non facile per alcune di loro. E la dedizione di Marzia del Prete, che ha fondato la onlus Mom&Woman per aiutare le donne con figli a rimettersi in marcia. A trovare un lavoro.
Io sono diventata migliore quella sera. Non so come e nemmeno in quale senso. Ma grazie a queste persone un pezzo del loro amore è entrato dritto dritto in una parte di me.
Buon Natale !
19 dicembre 2012
Alvar Aalto's Sixties
"Si deve sempre ricercare una sintesi degli opposti" (Alvar Aalto)
"Io sono la porta". Verso l'incoscienza, la spudoratezza, l'irruenza, la sobrietà intellettuale, la ricchezza di intenti, la dissipazione, l'infanzia, la nullità. Perché essere niente è la sostanza. Viaggiare leggeri e riempirsi man mano.
Alle mie spalle un capolavolavoro del finlandese Alvar Aalto, uno dei designer più famosi del modernismo, che amo profondamente.
Avete presente le gambe a forma di L curvata dei tavoli, di molte sedie e sgabelli? Ecco, sono stati brevettati da lui nel 1933. Questa forma la vedete anche all'interno della chiesa bianca che si trova a Riola di Vergato, unico suo progetto italiano (è del 1966) a parte un piccolo intervento per il padiglione espositivo della Biennale di Venezia nel 1955.
Quando il progetto gli fu commissionato dall'allora cardinale di Bologna Giacomo Lercaro, Alvar Aalto andò a Riola per studiare l'esposizione e le forme. Si innamorò dunque dei profili delle montagne e volle riproporle nella facciata dell'edificio. Poi scelse il fiume, vicino al terreno, quale elemento iconografico naturale. Lo si vede scorrere attraverso la vetrata trasparente realizzata all'interno della chiesa vicino al fonte battesimale.
Tutto è bianco, tutto è luce. Un effetto straordinario. Non perdetevi questa meraviglia. Vale una gita domenicale.
Ho reso omaggio al modernismo con alcuni geniali stilisti: Dior coat, Arfango blouse, Pirelli boots e la mia nuova chicken bag. Vintage sixties mink hat.
"You should always seek a synthesis of opposites" (Alvar Aalto)
"I am the door." To the unconscious, shamelessness, the vehemence, the intellectual sobriety, the wealth of intent, the dissipation, the childhood, to the nothing. Because being nothing is the substance. Travel light and fill up in the process. Behind me a masterpiece by the Finnish architect Alvar Aalto, one of the most famous designers of modernism, which I love deeply. You all know the L-shaped curved legs of tables, chairs and stools. Well, he registered the shape in 1933. This form can be seen in the white church located in Riola Vergato, his only Italian project (1966) except for a small work in the exhibition pavilion of the Venice Biennale in 1955. When the project was commissioned by the then Cardinal of Bologna Giacomo Lercaro, Alvar Aalto went to Riola to study exposure and shapes. He fell in love with the place, the outlines of the mountains and wanted to show it in the shapes of the building. Then he chose the river, close to the ground as a natural iconographic element. The river can be seen through the transparent glass inside the church near the baptismal font. Everything is white, everything is light. An extraordinary effect. Do not miss this wonder. Is worth a Sunday detour.I paid homage to modernism with some brilliant designers: Dior coat, Arfango blouse , Pirelli boots and my new chicken bag. Sixties vintage mink hat.
17 dicembre 2012
Ah! L'Amour.
Il tempo era bellissimo e sono andata fuori a vedere. sarebbe successo in quel momento. Ti avrei scritto per dirti solo che quella mattina ti avrei confessato che senza saperlo, forse, ti amavo. saresti rimasto davanti a me, ad ascoltare. Avrei anche aggiunto che, passata quella mattina, sarebbe stato troppo tardi per me dirtelo: amarti e per sempre. Troppo tardi. Che mai in seguito avrei sentito il bisogno di dire questo a te, in questo palazzo di una spiaggia boreale, sotto un cielo di mezzogiorno, di pioggia e di vento. E poi è tornato il sole, verde e vivo. E ha fatto freddo
(Marguerite Duras)
15 dicembre 2012
Abiti di parole
"Ho immaginato questo vestito di colore bianco perchè rappresenta la
carta sulla quale possiamo scrivere un'infinità di discorsi L'ho fatto lungo
per rappresentare la lunghezza delle frasi messe insieme da tante
lettere. Ogni piega rappresenta i diversi significati che può assumere
una parola. Infine o aggiunto il cappuccio, perchè con il cappuccio posso
proteggermi da molte parole e tante frasi che possono fare male" (Ilaria Dallari)
Vi siete mai chiesti che taglio avrebbe un abito di parole? Come potremmo sfilare vestiti unicamente dei nostri pensieri? Io l'ho fatto, ho invitato le mie giovani allieve del corso di Fashion Writer a disegnare la sensazione.Mi hanno stupito: per l'inventiva, L'originalità e la ricchezza delle argomentazioni. Ecco le alcune delle loro proposte.
13 dicembre 2012
My fashion story. Lavinia Turra/Valentine de Saint-Point
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E' passato un secolo dalla pubblicazione del Manifesto della Donna Futurista, scritto nel 1912 da Valentine de Saint-Point, pronipote di Alphonse de Lamartine, amante di Rodin lo scultore, donna libera e divorziata. Ed è così straordinariamente attuale, vivo, quel testo. Ogni parola dispone alla rivolta, al cambiamento. Il motivo per cui scrive il Manifesto, ora si sa, è la passione per Filippo Tommaso Marinetti, scoppiata a Parigi il giorno in cui lo vede declamare i suoi versi liberi futuristi. Per amore Valentine emula il poeta che vuole "uccidere il chiaro di luna", il teorico del "disprezzo della donna".
Il misogino Marinetti prende la palla al balzo: "Vedete?, il movimento è aperto anche alle donne". La Saint-Point usa toni eccessivi e si lancia talora in esternazioni assai poco condivisibili: "Non bisogna dare alla donna nessuno dei diritti reclamati dalle femministe. Accordarglieli non porterebbe a nessuno dei disordini auspicati dai Futuristi, ma anzi ad un eccesso di ordine". Ma il suo Manifesto resta un capolavoro: per la follia, l'aggressività, la voluttà, la rivoluzione dei codici di comportamento femminile. "Basta con la donna piovra del focolare, i cui tentacoli dissanguano gli uomini e anemizzano i bambini; basta con le donne bestialmente innamorate, che svuotano il Desiderio fin della forza di rinnovarsi!". L'anno dopo Valentine pubblica un altro testo provocatorio: il Manifesto futurista della Lussuria. "La Lussuria è la ricerca carnale dell’ignoto, come la Cerebralità ne è la ricerca spirituale".
Osservando la collezione di Lavinia Turra e lavorando alla ricerca di una suggestione letteraria, ho scelto lei. In questa storytelling, tra moda e letteratura, vi propongo l'attualizzazione del futurismo. Come vestirebbe oggi Valentine de Saint-Point? Abbiamo scelto come location il suggestivo Museo del Patrimonio industriale con sede a Bologna, che ringrazio per la grande disponibilità: giri per le sue sale, in quella che fu la Fornace Galotti, e scopri meraviglie della tecnica d'antan, dai primi telai da seta alle macchine ottocentesche per incartare le caramelle.
Il servizio fotografico è stato realizzato da Natalie Novarese. Godetevi ora le foto, gli abiti della collezione a/i e l'intervista a Lavinia Turra.
Voi disegnate abiti incrociando moda e letteratura. Quale filosofia sta dietro questo vostro progetto?
Amo disegnare vestiti e sostengo il ritorno per l'abito alla dignità di oggetto, non semplice prodotto usa e getta. Dietro un abito c'è una ricerca di stile e una sapienza artigianale che va dal materiale alla confezione. Bisogna comprare meno e meglio. Il Made in Italy va difeso. E va difeso il nostro Dna. L’Italia è il paese nel quale l'arte e la cultura sono presenti nell’aria in cui respiriamo. Non si può fare finta che così non sia.... E ciò che nel mio piccolo io cerco di fare è mettere un'anima negli abiti che produco.
Si può parlare di moda concettuale?
Assolutamente sì. La mia moda nasce sempre e solo da un concetto, una poesia, una donna, un artista. E' evidente che sono punti di partenza e di ispirazione: ma senza quelli non potrei lavorare. Da anni collaboro con il poeta Gabriele Via, che scrive per le mie collezioni in una sorta di corto circuito tra immagine e parola. Da tempo, anche, lavoro e mi confronto con il fotografo Mustafa Sabbagh: attraverso i suoi occhi mi dà una visione del mio lavoro sempre stimolante e innovativa e spesso interviene anche in corsa dando stimoli alla mia creatività. Recentemente ho collaborato con due artiste donne, Annalú Boeretto e Sara Dell'Onze. Entrambe hanno lavorato sui miei capi hand-made creando insieme a me delle opere d'arte da indossare, rigorosamente edition limited e numerate. La cappa che hai indossato è uno di questi capi fatti da Sara Dellonze. Certo non e' facile.... ma è un processo stimolante ed entusiasmante.
Ho scelto Valentine di Saint-Point, la donna futurista, per rappresentare la vostra collezione autunno-inverno. C'è molto di lei, tra suggestioni e rimandi.
La mia moda è sempre un gioco di rimandi all'arte. Ma una volta nata la affido all'interpretazione che ognuno ne vuole dare. Questa collezione non nasce avendo Valentine come icona, ma sì, in questa liaison mi riconosco. Sono felice che tu abbia trovato collegamenti del mio lavoro con lei: è una figura che mi ha sempre incuriosito e stimolato e che ho molto amato. Perché amo le donne non convenzionali come lei.
It 's been a century since the publication of the first Futurist Manifesto written by Valentine de Saint Point in 1912. And it is still extraordinarily up to date, alive and vibrant. Every word inspires revolt and change! She often uses excessive tone, in other cases just nonsenses "We must not give the woman any of the rights claimed by feminists. This would not lead to any of the disorders desired by the Futurists, but rather to an excess of order."
The reason she wrote the Manifesto is well known: the love for Filippo Tommaso Marinetti met in Paris, while he presented the Futurist movement. Although the origins of this document were very instrumental (the misogynist Marinetti used it to prove that the movement was open to women), the Manifesto is, in some ways, a great masterpiece. "Enough with the woman of chained to her household like an octopus, whose tentacles bleed men and make children anemic, enough with the women beastly in love, that empty Desire of the strength to renew". Some time later came the Manifesto of Lust," Lust is the carnal search of the unknown, as the intellectualism is its spiritual quest ". Grandnephew of Alphonse de Lamartine, Valentine was born to a middle class family, learnt the love of culture and played her destiny on the intellectual superiority despising every social convention, first accepting, in 1904, the divorce from her husband, before becoming Rodin mistress.
Here's how I have decided to wear the clothes by Lavinia turra inspired by the personality of Valentine de Saint Point.
Here's how I have decided to wear the clothes by Lavinia turra inspired by the personality of Valentine de Saint Point.
12 dicembre 2012
Diana Vreeland after Diana Vreeland
"Dio quanto sono costosi i taxi! Dovrei prendere l'autobus come il resto del mondo. Ve immaginate? Nemmeno i miei nipotini ci riescono. Raccontano una storia che parla di me: nonnina - mi chiamano così, usando un termine italiano - una volta ha preso un autobus col nonno, e sapete cosa gli ha detto? Guarda, ci sono altre persone là dentro". (DV)
Irriverente, straordinaria, Intellettuale, snob. Amo follemente Diana Vreeland per anni direttrice di Vogue. Non me ne vogliano le altre, ma lei è l'unica donna nel panorama fashion ad avermi completamente folgorata. Per ciò che era e per la sua scrittura, grande narratrice del quotidiano.
"Per tutta la vita ho inseguito il rosso perfetto", diceva. La sua visione sentimentale di colori sarebbe tanto piaciuta a Goethe: " il verde dell'Inghilterra e quello della Francia sono i più bei verdi primavera...amo i rosa pallidi dei piccoli garofani della Provenza e il rosa Schiapparelli , quello degli Incas...". Cinquant'anni di assoluta genialità raccontata dunque nella sua autobiografia, "Diana Vreeland" Donzelli editore, a partire dagli esordi quando era una giovane giornalista promettente calata nella frenetica New York degli anni trenta. Comprate il libro, vi assicuro mi ringrazierete.
Venezia l'ha consacrata regalandole una personale, ora il film diretto dalla moglie del nipotino, di cui sopra, Lisa Immordino Vreeland. Film presentato alla 68° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica e che stasera farà la sua tappa a Bologna. Grazie alla segnalazione della mia amica Elena Parri non lo perderò.
"Condé Nast era un uomo straordinario, di grande levatura. Ebbe un'intuizione, decise di alzare gli standard commerciali delle donne americane. Perché, si chiese Condé, non dovevano avere i vestiti più belli? Diede loro Vogue. E le case più belle? Ecco qui House & Garden. E non dimenticate Vanity Fair".
"God taxis are so expensive! I should take the bus like the rest of the world. Can you imagine? Not even my grandchildren can. They tell a story about me: Nonnina - they say in Italian - once took a bus with grandfather, and you know what she said? Look, there are other people in here."(DV)
Irreverent, extraordinary, Intellectual and snob. I completely adore Diana Vreeland former editor of Vogue. The others are amazing too, but she is the only woman in the fashion scene that left me starstruck. For what she was and her way of writing, a great storyteller of everyday life.
"All my life I have pursued the perfect red," she said. Her sentimental view of colors would please Goethe: "the green of England and that of France are the most beautiful greens in spring ... I love the small pale pink carnations of Provence and pink Schiaparelli, the one of the Incas .. .. Fifty years of absolute genius narrated in her autobiography, "Diana Vreeland", Donzelli publisher, from the early days when she was a promising young journalist fell in hectic New York of the 30s. Buy the book, I assure you will thank me.
Venice has consecrated her with an exhibit, now the film directed by her nephew's wife, Lisa Immordino Vreeland. The film was presented at the 68th International Film Festival, and tonight will have a screening in Bologna. Thanks to my friend Elena Parri I won't miss it.
"Condé Nast was an extraordinary man of great stature. He had a hunch, decided to raise standards of American women. Why, he wondered, they could not have the most beautiful clothes? He gave them Vogue. And the most beautiful houses? House & Garden. And do not forget Vanity Fair ".
10 dicembre 2012
Concorso Cinderella, premiazione domenica a Fabriano
Buon inizio settimana ragazze, come
state? Questo week-end ho girato come una trottola, con una meravigliosa
puntata in montagna. Rimanete connessi su pfgstyle, nei prossimi ci sarà
una bellissima novità solo per voi.
Intanto vi annuncio
che domenica alle ore 17,30, nella splendida cornice del Teatro
Gentile di Fabriano, si svolgerà la premiazione della prima edizione
di “Cinderella: il sogno diventa realtà”, un’evento a scopo
benefico per valorizzare il talento femminile, organizzato da Mom&Woman Onlus in collaborazione con
l’atelier Giorgia F e PFG Style.
Ma non è tutto, il concorso Cinderella regalerà un meraviglioso abito
da sposa della collezione Giorgia F ad una delle partecipanti, la
condizione era che fossero donne in procinto di sposarsi e con un reddito
ISEE inferiore ai 7500 euro annui.
Per quanto mi riguarda
sarò in giuria, ho già esaminato tutti i racconti pervenuti e le finaliste individuate sono quattro.
La serata, patrocinata dal Comune di
Fabriano e fortemente voluta dall'Assessorato al Commercio - sarà
condotta dall'affascinante showgirl, modella e conduttrice televisiva, Janet De
Nardis.
“E’ bello
constatare che, malgrado il momento di temporanea difficoltà in cui versa l’Italia tutta ci siano ancora così tante persone disposte ad adoperarsi per aiutare chi è
meno fortunato – ha detto Marzia del Prete, fondatrice di Mom&Woman Onlus - e questo forse è il simbolo più evidente di una città che
cambia in un mondo che cambia, senza dimenticare le proprie radici e i suoi valori fondanti.
30 novembre 2012
Moda e-commerce. Chi non è on line perde clienti
Come sapete sto tenendo un corso di Fashion Writer con un'area specifica dedicata al giornalismo. Vi propongo questa intervista realizzata per pfgstyle dalla mia giovane allieva Elisabetta Guolo la quale ci racconta uno spaccato molto interessante del mercato on line, mostrando le caratteristiche di un fenomeno decisamente in grande espansione. Vi è piaciuto? Fatemi sapere!
Ogni giorno alla ricerca di
scarpe, borse, vestiti, bijoux o mobili per la casa, accediamo a siti di
e-commerce, ci iscriviamo alla loro newsletter per ricevere sconti o
segnalazioni di anteprime, navighiamo in rete anelando un'occasione, una novità
o anche semplicemente l'evasione, seppur brevissima, dalla realtà.
La rete ci ha trasformato in
consumatori attenti, esigenti, preparati
e smaliziati. Acquistare online sta diventando un'abitudine come un'altra, ma
le aziende sono al passo con le nuove generazioni?
Vediamo qual è il punto di vista
di un'insider come Licia Fontana. Laureata in "Comunicazione nelle imprese
e nelle organizzazioni internazionali", master in "Fashion Brand
Manager", Licia ha maturato una grande esperienza lavorando nel settore
marketing di grandi imprese e in qualità di “Visual Online Monobrand Store” per
l'azienda di retailing Yoox.com.
Seduti sul divano, con il portatile sulle ginocchia, oggi si acquista di tutto: dai mobili Ikea ai gioielli Tiffany, dai prodotti Dior ai vestiti ultimo grido. Dunque il mercato dell'e-commerce è davvero in crescita e apporta reali
guadagni alle aziende?
Se facciamo
riferimento ai dati pubblicati dalle riviste di settore, nel 2011 le vendite
online dei beni personali di lusso hanno realizzato il 3% del fatturato, con un
tasso di crescita rispetto all'anno precedente del 28%, quindi sì, direi che è
in forte ascesa. Per quanto riguarda i guadagni, bisogna precisare che
l'e-commerce non rappresenta solo una fonte diretta, ma anche indiretta: questo tipo di consultazione online, visionare i nuovi arrivi e
confrontare i prezzi e gli stili, può portare infatti ad un acquisto in negozio.
Mi sta dicendo che il
fascino dell'acquisto in negozio resta immutato ?
Sicuramente sì, anche se bisogna evidenziare che un sito
internet dalla grafica curata e con buona usability può letteralmente catturare
un consumatore. Si tratta di costruire la brand awarness anche online, per
comunicare col cliente e conoscerlo. Per questo attualmente è importantissimo
investire nella multicanalità, perché chi non è presente online perde clienti.
Se c'è il tuo competitor, devi esserci anche tu.
Multicanalità in che senso?
Non solo negozi, pubblicità su
riviste e presenza sul web, ma anche applicazioni per smartphone e tablet, date
le loro potenzialità.
Un'azienda
che vuole entrare nel mondo dell'e-commerce quali strade può percorrere?
Ha sostanzialmente tre opzioni.
Affidare la gestione all'esterno, come ad esempio a Yoox, Monnier Frères, Net A
Porter, per citarne alcuni. Oppure realizzare una sorta di “ibrido”, con una
divisione all'interno e vari partner esterni. Infine, creare una divisione
e-commerce completa al proprio interno.
E la soluzione migliore sarebbe?
Ogni
azienda deve scegliere la formula più adatta alla sua struttura. Se da un lato
affidare all'esterno la vendita online significa contare sulla professionalità
di chi ha esperienza nel settore, investendo meno risorse, dall'altro
mantenendo tali competente all'interno si può creare un team di persone che
accresceranno sempre più il know how aziendale. Avere una divisione e-commerce
completa al proprio interno consente la conoscenza del cliente con una
profilazione mirata, che l'azienda ingloba e fa sua.
Lei acquista online?
Ovviamente sono diventata esigente
e sì, acquisto online. E' comodo e spesso al cliente web vengono riservati
prodotti in esclusiva, anche se è innegabile il piacere di un pomeriggio di
shopping con le amiche. La sfida per le aziende è
proprio questa, rendere l'acquisto in rete un'esperienza sempre più social e
meno solitaria, con l'ambizione di rispondere alle esigenze del cliente in modo
personalizzato.
Elisabetta Guolo
As you know I am teaching a class in Fashion Writer with a specific focus on journalism. One of my students, Elisabetta Guolo, realized this very interesting interview about the phenomenon of online sales and shopping! Did you like it? Let me know!
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Every day we look for shoes, bags, clothes, jewelry or furniture for our homes, we access e-commerce sites, we subscribe to their newsletter to receive discounts or reports of previews, surf the net looking for bargains or just to escape from reality. We have became informed and savvy customers. Buying online is becoming a habit like any other, but are companies keeping up with the digital native generation?
Let's see what is the point of view of un'insider as Licia Fontana. Degree in "Communication in business and international organizations," master "Fashion Brand Manager", Linda has a lot of experience working in marketing for large enterprises and as a "Visual Monobrand Online Store" for the company Yoox.com
Sitting on the couch with the laptop we can now buy everything from Ikea furniture to Tiffany, Dior products and the latest fashion must have.
Is the e-commerce market really growing and ensuring real gains to companies?
If we look at the data published by magazines, in 2011, online sales of luxury products represent the 3% of sales, with a growth rate of 28% over the previous year, so yes, I would say that is a strong growth. With regard to profit, it is noted that e-commerce is not only a direct source, but also a non direct one, because it allows to examine the new arrivals and compare prices and styles, an it can lead to an in-store purchase.
You're saying, then, that the charm of purchase in the store remains unchanged?
Definitely yes, although it must be noted that a website with a good graphics and good usability can literally capture a consumer. It's about building brand awareness online as well, to communicate with the client. Now this is very important to invest in multi-channel communication because if you are not online you will love customers. If your competitors are online so should you.
Multichannel in what sense?
Not only shops, magazine advertising and web presence, but also applications for smartphones and tablets.
If a company wants to enter online what are the steps?
Essentially there are three options. Entrust the management outside to Yoox, Monnier Frères, Net A Porter, to name a few. Or create a sort of "hybrid" with a different division within and external partners. Finally, create a complete e-commerce division within it.
What would be the best solution?
Every business needs to choose the most suitable to its structure. While outsource online sales means relying on the expertise of those who have experience in the industry, investing fewer resources, on the other side investing on an internal team can increase the corporate know-how. Having a complete e-commerce division within itself enables customer insight with a targeted profiling, which the company incorporates and makes its own.
Do you buy online?
Obviously I have become demanding and yes, I buy online. It's convenient and often you can access to product sold online only, although the pleasure of an afternoon of shopping with friends is undeniable.
The challenge for companies is to make your online shopping experience more social and less solitary, with the intention of responding to customer needs in a personalized way.
28 novembre 2012
Le Favorites di Roberta Redaelli
$ Dopo di noi il diluvio $
(M.me De Pompadour)
Prima di
tutto sono le donne a fare il 100%, in questo caso impresa al femminile. E poi le politiche family friendly, gli orari
part time, la flessibilità di entrata e uscita, il telelavoro, i diversi modi
per sostenere la produttività.
Roberta Redaelli mi piace per questa ragione, poiché
ha investito nel made in Italy e sul rispetto delle lavoratici. E poi per il nome, assai suggestivo, che ha
dato all’ultima collezione autunno
inverno 2012/2013 , “Favorites Du
Roy”, solleticando così la mia immaginazione letteraria. Le favorite del re,
come saprete, erano donne molto affascinanti e altrettanto colte, che sotto le lenzuola pianificavano strategie
e giochi di palazzo con più furbizia e lungimiranza di un generale. Una delle
più famose fu Reinette de Pompadour e, dopo di lei la contessa Du Barry, voluta
a Versailles da Luigi XV ormai cinquantanovenne e poi ghigliottinata durante la Rivoluzione
francese con l’accusa di aver finanziato la rivolta dei monarchici. I tessuti
di questa collezione rimandano proprio ai meravigliosi arazzi francesi Beauvais
Quando è arrivato il comunicato stampa ho scelto di raccontarvi questo prodotto proprio per valorizzare la creatività italiana e un’artista a tutto tondo.Due passaggi in più, perciò, per presentarvi la stilista, definita da Vogue valente e coraggiosa per la diversità e
l’originalità dei materiali impiegati. Uno degli elementi distintivi del brand,
infatti, sta proprio nella lavorazione della maglia attraverso un processo
innovativo chiamato DINAMI-TECS, il brevetto
è depositato, che consente di ottenere capi strutturati, indeformabili
nella sagoma e nelle linee proprie di un
tessuto a navetta, conservano le
caratteristiche di elasticità e confort tipiche della maglia.
Una curiosa capacità di sperimentare che la Redaelli ha esteso anche all'area
benessere lanciando la linea Biocorpo e Biocasa: abiti e mise e da casa, appunto,
realizzati al 100% in bioceramica. Ma anche un filato a base di argento puro
al 99% dalle proprietà naturali antibatteriche e capace di bloccare sia i campi elettromagnetici
che i raggi UVA.
26 novembre 2012
Fashion Storytelling. Existentialist education
"Non amavo altro che
le parole... Avrei innalzato cattedrali di parole sotto l’occhio azzurro della
parola cielo”
(J.P. Sartre)
La ribellione, la malinconia, gli
occhi bistrati, il pensiero aperto. L’avidità di vivere e far finta che non sia
vero, le maglie a righe, la musica jazz, le caves di Parigi negli anni cinquanta.
E lei, Juliette Gréco sopra tutti, smarrita ad arte per diventare una musa
scendeva le scale del Tabou e ne usciva a notte fonde aspettando l’alba sulla
Rive Gauche. Il volto pallido, gli zigomi alti, l dolcevita nero e lo spirito
maudit la resero l’incarnazione perfetta
dell’esistenzialismo. Di lei si innamorò il genio del jazz, Miles Davis, una
passione intensa e breve giocata fra la capitale francese e la splendida New
York.
Parigi viveva anni favolosi, la cultura era nei bar. Il “Café de Flore”, la “brasserie Lipp” erano
i luoghi dove letterati ed artisti ordinavano da mangiare e passavano lunghe ore
a parlare e guardare lontano.
Sartre, Picasso, Mirò, la De Beauvoir, Camus: l’alternativa per loro era Les Deux Magots, il più antico tra i caffè letterari, creato nel 1880 il cui nome si rifà ad un celebre negozio di tessuti e biancheria.
Sartre, Picasso, Mirò, la De Beauvoir, Camus: l’alternativa per loro era Les Deux Magots, il più antico tra i caffè letterari, creato nel 1880 il cui nome si rifà ad un celebre negozio di tessuti e biancheria.
Se avessi la macchina del tempo vi porterei
laggiù, in una di quelle caves a ballare fino a notte fonda. Per poi guardarci con gli occhi stanchi, riflessi lungo la Senna Sous
le Ciel de Paris.
Indosso il libro di Bertrand Dicale, Juliette Gréco le
vite di una cantante
Photo Credit: Maddalena Barletta
I loved nothing more than words ... I would have raised the cathedrals of words under the eye of the word blue sky" J.P. Sartre
The rebellion, the melancholy, the dark eyes, the free thinking. The love of life pretending it is not true, the striped T-shirts, jazz music, the caves of Paris in the fifties. And Juliette Gréco above all, lost on purpose to become a muse, would walk down Tabou's stairs and leave at late night waiting for the dawn on the Left Bank.
The pale face, high cheekbones, a black turtleneck, she was the perfect embodiment of existentialism.
Miles Davis, the jazz genius, fell in love with her: a short and intense passion played between the French capital and the beautiful New York.
Paris lived fabulous years from the cultural point of view. The "Café de Flore", the "Brasserie Lipp" were the places where writers and artists would eat and spent long hours talking and looking far away. Sartre, Picasso, Miro, Beauvoir, Camus, the alternative for them was Les Deux Magots, the oldest of the literary cafes created in 1880, whose name refers to a famous textile shop and laundry. If I had a time machine I would carry you there in one of those caves dancing until the early hours. Then look our tired eyes reflection on the Seine Sous le Ciel de Paris.
I have with me Bertrand Dicale book, Juliette Gréco life of a singer.
16 novembre 2012
Dora Carrington in my style
$ Uscir dalla brughiera di mattina dove non si vede ad
un passo per ritrovar se
stesso $
(Lucio Battisti)
Con questo clima autunnale ho deciso
di sostare in campagna un paio di giorni. Così, per annusare la fine di una stagione
che amo. Per vedere bene i colori, le prime immagini scarne degli alberi senza
foglia. Per pestare l’umidità della terra e respirare i nuvoloni che ancora non
sanno di inverno.
Tutto appare così
irreale, sospeso. Possibile. Come attraversare il tempo e le cose. E quasi
trovarsi fra amici, all’inizio del ventesimo secolo, in un piccolo angolo del
centro di Londra chiamato Bloomsbury. Lì Dora Carrington, pittrice raffinata,
insieme alla sua cerchia di amici intellettuali, fra questi anche Virginia
Woolf, diedero vita ad un affascinante movimento culturale decisamente bohémien
e anticonformista: il leggendario gruppo Bloomsbury.
Acquisizione del sapere e
piacere estetico erano le regole, lunghe conversazioni e menti illuminate. Ma
anche amori imprevedibili, come la passione assurda e testarda della stessa Dora
nei confronti Lytton Strachey, scrittore omosessuale con il quale condivideva
la casa.
Se avete voglia di respirare quegli anni colti e spregiudicati guardatevi
Carrington, il film di Christopher Hampton interpretato da Emma Thompson
e Jonathan
Pryce. Oppure ascoltate la storia su Radio Rai, QUI
Per quanto riguarda me ho giocato su alcune suggestioni personali legate a
quel periodo e qualche leggero rimando agli abiti maschili, che la stessa Dora
amava indossare. Ho scelto la mantellina di Please, il
maglione minimale di Vivian Lorca e la borsa vintage di Roberto Capucci.
In this autumn weather I've decided to spend some time in the countryside. To smell the end of one of my favorite seasons. To really look at the colors, the first trees with out leaves. To immerge myself in the humidity of the soil and breathe the clouds before they become wintery. Everything looks irreal, out of time. Possible. Like go through time and things.
And find yourself surrounded by friends at the beginning of the XXth century in a corner of London called Bloomsbury.
There Dora Carrington, painter, together with is intelectual friends like Virginia Woolf, founded the legendary and bohemian cultural movement Bloomsbury group.
Knowledge and aesthetic pleasure were the rules, long conversations and enlightened minds. But unexpected love as well like the one of Dora for her roommate the homosexual writer Lytton Strachey. If you want to immerge yourself in those amazing years the movie Carrington is a must see, the movie by Christopher Hampton starring Emma Thompson and Jonathan Pryce.
As for me I played with the literary suggestions, inspired by the cape and jumper the by Vivian Lorca.
14 novembre 2012
Fashion storytelling. The roaring 20s are Back.
(Gabriele D'Annunzio)
Gli anni '20, appuntamento a Parigi per reinventarsi tutto. Folli, profumati, musicali, artistici. Anni voluttuosi, euforici, era la linea di Paul Poiret che sostituiva le calze nere con quelle color carne. Le dame vestivano dal gran sarto e attendevano l'alba sorseggiando coppe di champagne, sedute nei divani rossi di chez Maxim's.
Era l'avanguardia, soprattutto. Il gusto estremo per le cose, il piacere. Era la Belle Epoque: gli uomini si svegliavano tardi la mattina dopo aver cenato la notte precedente e parlato a lungo. Poi fuori nei teatri, nei caffè, nei salotti numerosi. Ad affascinare era l'Asia, le meravigliose sete d'oriente, i ritratti di Giovanni Boldini, i poeti decadenti, i gioielli d'arte della boutique di Georges Fouquet.
Ci sono tante cose da recuperare, l'osservazione e il gusto per esempio. L'école du regard, la convivialità, la bella conversazione. La tavola apparecchiata, i teatri la sera. I salotti culturali.
Sì, per quanto mi riguarda i ruggenti anni '20 stanno proprio tornando.
The 20s, meet me in Paris to start imaging it all over again. Crazy, full of music, artsy and smelling good. Years of pleasure and euphoria, like the line of Paul Poiret which would launch skin colored tights in place of the black opaque ones. The ladies would wear custom made designs and would drink the night away lounging on the red sofas at chez Maxim's.
It was the avanguardia, most of all. The extreme taste for everything. It was the Belle Epoque: people would get up super late after spending the night talking. Then out and about in the cafes, theaters, literary salons. everyone would dream of Asia, the amazing silks, Giovanni Boldrini's paintings, the decadents poets, the artistic jewelry of Georges Fouquet.
There is plenty to bring back in fashion, like the sense of taste and observing things.
The école du regard, conviviality, the art of conversation. The table setting, theatres and the literary salon.
Yes, I am pretty sure the roaring 20s are back
Long ice dress: Atos Lombardini. Thanks.
White cotton gloves vintage
Photo Credit: Natalie Novarese
Photo Credit: Natalie Novarese
Con me: Alessandro, Natascia, Vera, Margherita, Irene
Make up artist: Viziata Peroni con prodotti Collistar, Guerlain e Chanel
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