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Avrei bisogno di approfondire uno scambio di battute, spiego al
telefono alla segretaria di Beppe Modenese, fondatore e ora
presidente onorario della Camera della Moda di Milano, detto il Primo
Ministro della Moda Italiana.
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Anche lei di battipanni?, mi risponde ridendo la signora, tanti anni
trascorsi insieme l'hanno probabilmente resa disponibile alle
battute. Non mi dica che come Bottega Veneta ha qualcosa da
rimproverare...
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No, rispondo, perché, che è successo?
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Eh lui fa così, si è presentato senza invito alla sfilata e così
non lo hanno fatto entrare, a quel punto si è scaldato e inviperito
della serie non sa chi sono io.
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Ma poi l'hanno fatto entrare?
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Sì, certo, sono tornati a prenderlo fuori e lo hanno fatto
accomodare in prima fila, sa, con Bottega Veneta non è mica facile
vedere una sfilata da quella posizione.
Sarà
per questo che all'uscita dello show Modenese ha liquidato il
giornalista del Corriere della Sera rispondendo alla domanda se le
era piaciuta la collezione di Tomas Maier con un: “Mi ricordano gli
abiti della mia mamma, proprio anni Quaranta″. Questa
mattina la lettera di scuse della maison.
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Allora non siamo le sole a rischiare di rimanere fuori, rido
divertita.
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Certo che no, ma a lei che è successo?
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Uno scambio di battute davanti a un cappuccino consumato velocemente
al bar della sala stampa, il giorno dopo la commemorazione dedicata
ad Anna Piaggi. “Davvero le è sembrata molto bella?”, mi ha
risposto Modenese senza peli sulla lingua, “Io invece l'ho trovata
troppo lunga e noiosa”.
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Sì, incalza la segretaria, qualcosa del genere ha detto anche a me:
“più che una cerimonia sembrava uno spot pubblicitario, gli
stilisti hanno parlato per ore e i parenti pochissimo”.
A
celebrare Anna Piaggi sono saliti venerdì sera grandi nomi italiani
e internazionali. Hanno raccontato, come Rosita Missoni, piccoli
aneddoti personali: “Io, Ottavio, Anna e suo marito Alfa eravamo
amici, spesso si andava in vacanza insieme. Ricordo un giorno che
decidemmo di andare a funghi e lei disse vengo anch'io. Le risposi
che forse non era il caso, conoscendo le mises di Anna. Ma lei
insistette e si presentò vestita con gli stivali da moschettiere.
Sono sicura che in qualunque parte sia ora del cielo starà
suggerendo agli angeli un nuovo look, come rifarsi i ricci e quale
colore usare”. Ricordi che, seduta in seconda fila, ho apprezzato
perché alimentati da affreschi di vita. Carla Fendi, visibilmente
emozionata, ha raccontato di quella volta che si sono incontrate
negli anni '60: “Fu la prima giornalista che conobbi e noi non
eravamo ancora Fendi. Ci venne presentata da una conoscenza comune.
Credette in noi, immediatamente. Quando veniva a trovarci era una
festa e a lei piaceva. In quegli anni non c'erano molte persone
eccentriche in giro per la strada”.
Una
buona parola fuori dall'eccentricità è stata spesa da Franca
Sozzani, la quale ha rimarcato una delle caratteristiche forse più
importanti di Anna Piaggi: “L'aver cambiato, meglio rivoluzionato,
il gergo della moda”. E ancora Manolo Blahnik l'ha definita un
grande talento visivo. A introdurre, l'assessore alla Cultura di
Milano Stefano Boeri e l'attuale presidente della Camera della Moda
Mario Boselli.
Ricordi
di infanzia per Natalia Aspesi, sua cugina: “Anna amava la moda.
Quando da ragazze uscivamo insieme, mia madre voleva sapere sempre
come era vestita. Io per rabbia rispondevo con una gonna semplice e
una camicetta. Poi lei è diventata famosa in tutto il mondo e io
sono rimasta provinciale”. Mi trovo a parlare con lei, su un
piccolo divanetto a fine cerimonia. Ha sete. Prova ad attirare, senza
successo, l'attenzione di un cameriere: “ragazzo... ragazzo...”.
Di lei ho letto quasi tutto, sua cugina è una scoperta più recente.
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Anna sceglieva con chi lavorare, pochi stilisti per la verità. Aveva
le sue passioni: Versace, Lagerfeld, Missoni, Fendi. Perché solo
loro?, le chiedo.
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Perché sono persone intelligenti, mi racconta Natalia Aspesi, e non
è facile trovarne in giro tanti. Nel mondo della moda è una dote
rara. Anna era una donna sveglia, acuta, libera. Avrebbe potuto
guadagnare moltissimo se avesse fatto scelte diverse. Ma lei era
così, dava tanto a tutti.
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In che senso?
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Se avesse pensato al potere, ai rapporti con le case di moda che le
chiedevano il suo intervento sarebbe stato diverso, ma lei ha sempre
rifiutato lavori di secondo ordine.
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Difficile pensare che una donna conosciuta in tutto il mondo non
guadagnasse a sufficienza...
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E invece era così, Anna era sottopagata. Il suo lavoro era
retribuito poco rispetto alla sua bravura.
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Ma adesso c'è l'intenzione dichiarata di costituire una Fondazione
per conservare ed esporre la sua sterminata raccolta di abiti,
accessori, oggetti, testi.
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Vediamo. Se trovano i fondi, bene. Altrimenti chiamo il Metropolitan
Museum di New York e mando tutti i vestiti e i suoi oggetti per fare
una stanza dedicata soltanto a lei.
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Crede che in Italia non sia apprezzata?
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Proprio così, Anna era famosa in tutto il mondo, persino in Nuova
Zelanda. L'Italia no, non l'ha mai amata molto, in fondo.
Beppe Modenese in una foto di Scott Schuman
Serata in onore di Anna Piaggi a Palazzo Reale
Io e Natalia Aspesi
Manolo Blahnik e Franca Sozzani


deve essere stata una bellissima serata!
RispondiEliminaho letto anche un bellissimo articolo su Vanity Fair a prosito di Laura Piaggi
Era una grande. Purtroppo.
EliminaBellissimo
RispondiEliminaBella Patrizia!
RispondiEliminai love u
EliminaGrande Patrizia, come sempre eccellente forma di giornalismo di moda, e non solo!
RispondiEliminaGrazie Manuela, anche io ti leggo volentierissimo
Eliminami sarebbe piaciuto trovarmi li peccato essere così distante ;)
RispondiEliminaa febbraio ci sarà di nuovo non riesci ad organizzarti?
Eliminacomplimenti per il post...denso di contenuuti!!!
RispondiEliminati ringrazio molto :)
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