14 gennaio 2012

Diamoci delle regole. O è meglio di no?





Che bella discussione, ricca, appassionata, piena di spunti interessantissimi, quella nata dal post di ieri. Poteva risolversi tutto in un futile battibecco e invece si è aperto un dibattito serio, virale, su pfgstyle, su facebook e sui vostri blog che in tante mi avete segnalato. C’era bisogno, evidentemente, che gli interrogativi fossero portati a galla e il tema venisse affrontato  nelle sue diverse sfaccettature. Per capire e definire i contorni di un fenomeno nuovo che sta ridisegnando il mercato della moda e, come un fiume in piena,trascina con sé di tutto. Così compaiono insieme le informazioni e gli outfit, le foto delle sfilate e le borse che i brand regalano, l’irruzione dello street style e i tradizionali comunicati stampa, la scoperta di giovani designer e le proposte di investimento banner.

Eh sì, ce n’è da ragionare. E anche da scoprire. Inaspettatamente, molte di voi che hanno appoggiato la protesta delle giornaliste: la richiesta di qualche autoregolamentazione, o almeno distinzione rispetto a chi si presenta prevalentemente come testimonial dei brand, sorge proprio da molte fashion blogger che concepiscono il loro come un lavoro di reportage su novità, stili e tendenze.

Al contrario, anche qui a differenza di quanto mi aspettavo, autorevoli firme di moda della carta stampata vivono il cambiamento non come una minaccia ma come una ventata d’aria fresca: “Preoccuparmi? E perché?”, mi diceva ieri Daniela Monti, Corriere della Sera; “le fashion blogger hanno un linguaggio nuovo, spigliato, a loro modo lungimirante. E poi nessuno fa niente per niente, se gli stilisti le invitano alle sfilate vuol dire che sono riuscite a catturare l’attenzione delle maison”.

Forse è un sistema che andrebbe autoregolamentato: ma così facendo non si rischia di minare la sua freschezza, che è stato il vero elemento dirompente? Oppure si dovrebbe separare chi fa informazione da chi propone solo outfit: ma non si creerebbe così una nuova giovane casta della moda? Dite cosa ne pensate e ragioniamone insieme.

P.S. Caro anonimo che scrivi “ci vogliono nomi e fonti ufficiali, si vede che questo è un blog e non una testata giornalistica”: nel giornalismo si chiama “protezione delle fonti”. Io do una notizia, proteggo la fonte, ma ci metto la faccia e la firma. Il contrario di chi, come nel tuo commento, avanza insinuazioni restando nell’anonimato. Tranquillo, non siamo in un regime, e a nessuno viene tagliata la lingua.

12 commenti:

  1. Le fashion blogger mi sembrano tutte fuori si regolamentano le professioni non le cazzate

    RispondiElimina
  2. Scusami anonimo, io sono una fashion blogger e non mi sento affatto 'fuori' come tu dici!Poi per 'fuori' cosa intendi? Sinceramente mi piacerebbe ke il dibattito fosse costruttivo, e le tue affermazioni non lo sono!Sono giornalista e ho fatto 10 anni di gavetta lavorando letteralmente gratis. Se invio i miei CV ai grandi giornali di moda non rispondono nemmeno, perché non sono 'figlia di'. Studio da sempre la moda e l'ho vissuta da dentro, sono Laureata in Comunicazione e iscritta all'Albo dei giornalisti. Ho deciso di aprire un blog di moda per poter fare quello che ho sempre sognato e per cui ho tanto studiato: scrivere di moda! Cerco di farlo con professionalità. E il fatto che io non faccia parte di un team di un grande giornale di moda non vuol dire che sia una stupida. Sono fuori, si, fuori dal sistema delle raccomandazioni, fuori da quel giro, da quella elitè che non è fatta soltanto di bravissime giornaliste, esperte di moda, arte e sartoria, altrimenti non avremmo giornali di moda soltanto pieni di foto pubblicitarie, e vuoti di contenuti! La moda è anche arte...ce ne sarebbe da raccontare, te lo assicuro! Quindi, caro anonimo, ti consiglio di giudicare giornalista x giornalista, fashion blogger x fashion blogger! Dal mio punto di vista, ad essere 'fuori' sono gli incapaci, raccomandati e venduti agli interessi del business. Che siano giornalisti, fashion blogger, o entrambi!

    RispondiElimina
  3. guarda io non voglio offendere nessuno però lo sanno tutti che le fashion blogger si fanno fare solo regali che poi indossano e daiiii

    RispondiElimina
  4. Non sono una fashion blogger, la mia amica lo è e state trattando il tema in maniera civile e interessante complimenti

    RispondiElimina
  5. Ciao Patrizia, sono contenta che il mio articolo: Le “fashion blogger” rispondono alle giornaliste di moda ti sia piaciuto. Ho cercato di essere obiettiva il più possibile. Credo che si possa sempre estrapolare un dialogo costruttivo, se lo si vuole. Dal canto mio, rispondendo alla tua riflessione, penso che chi propone "solo foto outfit" non abbia bisogno di presenziare alle sfilate, perché non è necessario. Gli basta un e-shop. Però non capisco neppure l'accanimento contro di loro. Alla fine sono alla stregua di qualunque celebrità e starlette che viene invitata a presenziare alle sfilate. Nulla di più, nulla di meno. Sono "vips" che non tolgono il lavoro a nessuno, dato che non fanno né informazione, né comunicazione.

    RispondiElimina
  6. ma scusate...pensate che le giornaliste di moda non siano influenzate da quello che le varie maison spendono in pubblicita' sui giornali per i quali lavorano??? Pensate che possano effettivamente essere obiettive?? Ma quando mai??Avete mai visto stroncare qualche collezione di grossi brand su riviste di moda?? Allora viva le fashion blogger...avranno si vestiti gratis che poi indossano ..ma danno spazio ai piccoli e ai nuovi stilisti che altrimenti non avrebbero sui canali tradizionali!!

    RispondiElimina
  7. Patrizia come avrai capito bene leggendo il mio post Cheap & Glamour: GIORNALISTE VS BLOGGERS: LA MODA DI CHI HA BISOGNO? alla base di tutto c'è il DIO DENARO! Quando si tratta di soldi è difficile dare delle regole. Anche perché agli stilisti che sia una giornalista o una blogger a parlare della sfilata in realtà non interessa, e non interessa neanche la competenza di queste figure quello che conta è arrivare al pubblico! Ovviamente non per tutti gli stilisti è così, ma per la maggior parte credo lo sia e dal loro punto di vista è anche giusto. Inoltre, a mio modesto parere, non è giusto separare fra le bloggers chi fa informazione da chi fa solo outfits poichè è possibile parlare di moda anche attraverso le immagini, che forse in quest'epoca della fast fashion, del mordi e fuggi, è anche il metodo più veloce per dialogare. Come ho scritto nel post do la colpa un pò ai lettori e fruitori dei blog, spesso superficiali e presi dalla frenesia di lasciare più commenti al minuto possibili. Ma forse la colpa non è neanche di ognuno di loro ma è semplicemente l'epoca in cui viviamo che è fatta di sms, instangramm, tweet, ecc ecc forse si è perso un pò il senso delle cose. Le fashion bloggers sono un nuovo fenomeno ancora da capire e inquadrare secondo me. I cambiamenti, come sempre, generano una crisi. Le crisi cambiano le regole. Bisogna trovare dei nuovi paradigmi. Ovviamente l'oggetto della crisi non può essere la soluzione stessa.

    RispondiElimina
  8. Da giornalista e blogger la penso così
    http://www.theglossymag.com/2012/01/giornaliste-di-moda-contro-blogger-non.html

    RispondiElimina
  9. Il fatto che ci si sia nascosti dietro la "protezione delle fonti" mi fa capire ancora di più quanto si sia lontani dal giornalismo. Se così non fosse, non si sarebbe chiamato in causa un fattore che, in questo caso, non c'entra proprio nulla perchè si sarebbe tenuto in mente l'articolo 6 del codice deontologico, che spega come il "diritto alla riservatezza" sia controbilanciato dal diritto all'informazione su fatti di interesse pubblico e alla libertà di espressione. Tali interessi trovano equilibrio nella nozione di essenzialità dell'informazione: il giornalista può diffondere dati attinenti alla sfera privata di un individuo se tali informazioni sono indispensabili “in ragione dell'originalità del fatto o della relativa descrizione dei modi particolari in cui è avvenuto..." bla bla bla e mi sembra chiaro che, in questo caso, siccome altre fonti certe non ce ne sono, per diffondere una notizia di questo genere bisogna dare nomi e fatti precisi. Anche perchè, da giornalista di moda quale sono, mi può anche girare che vengano dette cose sulla mia "categoria" senza specificare chi è che le abbia dette. Ripeto, senza fonti, rimarrebbero solo chiacchiericci.

    RispondiElimina
  10. Ritengo che ad avere "paura" dell'invasione delle fashion blogger siano proprio quelli che di social network e blogosfera capiscono poco o nulla.
    Essendo un fenomeno spontaneo andrà verso una autoregolamentazione in maniera altrettanto spontanea. I blog che sul lungo corso non verranno più seguiti dai lettori andranno incontro al "deperimento" in modo naturale.
    Similmente, le realtà che sapranno cambiare e aggiornarsi tecnicamente oltre che a livello di contenuti, vivranno e prospereranno. Tanto per fare un esempio "generalista" basta considerare l'esperienza di http://www.wittgenstein.it/ (blog di Luca Sofri) il più longevo blog italiano che oggi è praticamente diventato la testata web http://www.ilpost.it/

    RispondiElimina
  11. E' che qui stiamo toccando una casta... ecco il vero problema secondo me. Non si può generalizzare. Esistono blogger più bravi di certi giornalisti e giornalisti più competenti di certi blogger. L'importante è leggere.
    E scrivere. Poi io mi sono sempre schierata per l'abolizione dei cosiddetti titoli. La bravura è bravura e l'incapacità rimane incapacità, con o senza iscrizioni agli ordini professionali.

    RispondiElimina

Grazie per i vostri deliziosi commenti!
Seguitemi anche su INSTAGRAM pfgstyle e TWITTER @pfgstyle

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...